Nasce a Milano il 29 ottobre 1963. Terminati gli studi presso il liceo scientifico Einstein frequenta la facoltà di lingue presso l'"Università degli studi di Milano" dove si laurea il 24 giugno 1988
A dicembre 1988 si sposa e si trasferisce a Pianello del Lario, sul Lago di Como. Da questo matrimonio nascono i primi due figli Francesco e Andrea. Dopo circa 10 anni contrae una patologia oncologica durante la quale concepisce il terzo figlio rinunciando alle cure per portare a termine la gravidanza. A fine ottobre 2004 nasce Federico. Rita muore il 24 gennaio 2005.
Omelia di Mons. Giacomo Martinelli
di seguito riportiamo l'omelia di Mons. Giacomo Martinelli in occasione delle esequie di Rita il 25 gennaio 2005
“ Sia lodato Gesù Cristo , sempre sia lodato. Carissimi fratelli che siete convenuti così numerosi accanto ai parenti e agli amici consacrati di Rita ; in questa chiesa dove , è passato da poco un mese , ho celebrato presente lei il battesimo di Federico: il bambino per cui lei ha offerto la sua vita e consegnando ai genitori la candela accesa , simbolo di Cristo crocifisso e risorto , vincitore della morte – portatela fino alla fine – ha preso anche lei questa candela e ha approfondito quel cammino di fede che aveva iniziato drammaticamente per la scelta della vita o della morte sua o del bambino ; così le era stato detto chiaramente dai medici: “L’unica terapia è l’aborto “ NO ! L’UNICA TERAPIA PER RITA E’ STATA LA FEDE IN CRISTO RISORTO. L’unica terapia ,cari fratelli , di cui il mondo oggi ha bisogno e di cui ciascuno di noi che è qui TESTIMONE OGGI di QUESTA PAROLA VIVENTE DI CRISTO ; perché si può proclamare la parola al vangelo o alle letture , ma se non ci sono dei cuori che l’accolgono e la fanno diventare vita , viva ,questa parola è morta. Perciò la parola viva di Cristo è in Rita che ci testimonia che IL FONDAMENTO della nostra vita E’ CRISTO. Diceva don Giuseppe che oggi si conclude la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani , il cui tema è – unico fondamento della Chiesa è Cristo – Unico fondamento della vita è Cristo , vincitore della morte ; perciò , carissimi , davanti al feretro di questa nostra sorella , il cui cuore è stato attraversato drammaticamente dalla scelta o di fede o di rinuncia alla propria fede , pur nel tremore non ha esitato : “Si salvi il bambino”. E questa forza e questa fede e questa decisione di amore , di amore –non quello umano – perchè l’amore umano cerca il proprio interesse , il proprio egoismo , il proprio vantaggio , NO l’Amore con la “A” maiuscola , l’amore di Cristo crocifisso , là sulla croce noi impariamo l’amore e ai piedi della croce aiutata dalla Vergine a cui si era da tempo consacrata , Rita ha avuto il coraggio di scegliere per la vita ,ha dato la vita , continua a dare la vita , non solo per Federico ma anche per ciascuno di noi , accogliendo Federico ha accolto anche ciascuno di noi , perché tutti noi – non solo Federico ha il desiderio della vita , ha il desiderio dell’amore – ma anche noi . Perciò Rita si è fatta un dono di Cristo anche per questa comunità , anche per questi paesi. Mi chiedevano prima nell’intervista : “Lei che l’ha conosciuta – era religiosa? –“ “Si “,“ ha avuto paura ? “ “Si “ ma ha vinto dentro di lei la forza della fede. E rispondevo pure alla giornalista – ma ha fatto una scelta coraggiosa – mi diceva “ una scelta cristiana “ ; - ma se noi siamo qui adesso a riprendere questa cosa vuol dire che non è più una scelta cristiana , è una scelta eccezionale – Certo è una scelta eroica e di una maturità di fede straordinaria , ma dovrebbe essere così per tutti noi , dicevo , per noi sacerdoti , per noi cattolici : scegliere secondo il vangelo , perché Cristo non delude – chi ama la sua vita la perde , ma chi perde la sua vita per me e per il vangelo la conserva – o - non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono farvi più niente - temete coloro che vi strappano l’amore , vi strappano l’anima , vi strappano il senso della vita ,questi bisogna temere . Perciò , come si augurava don Giuseppe il parroco , che questo incontro , che questa celebrazione non sia soltanto una commozione , Rita ci lascia un testamento , come se dicesse : “ NON ABBIATE PAURA A SCEGLIERE PER L’AMORE , PER CRISTO , NON ABBIATE PAURA !” Questa paura è insinuata da satana , è satana che ti fa aver paura della vita e dell’amore. Quando lei è entrata domenica sera in coma , nell’ora decisiva , gli amici dei suoi figli , Francesco e Andrea , si trovavano a S. Giovanni Rotondo , vicino a S. Michele arcangelo a pregare ; proprio nella stessa ora S. Michele arcangelo , pregato , come diceva il prete di Monte Sant’Angelo , - contro il prevaricatore assistici nell’ultima ora - contro l’assalto del nemico ; perché la vita , cari fratelli , la vita cristiana non è forse incontrare Cristo , non siamo nati per conoscerlo , amarlo e servirlo in questa vita e goderlo nell’altra . Che giova all’uomo conquistare anche il mondo intero se poi perde il senso della sua esistenza . Perciò , e termino , custodite nel cuore il testamento di questa sorella , il suo corpo in tutto questo anno si è come trasformato , perché chi accoglie il dono di Dio , chi accoglie lo Spirito che dà la vita , anche il suo corpo partecipa di questo amore , si trasfigura diventa luminoso ; in tutti i momenti ci telefonava o ci scriveva : “ Grazie , grazie per le vostre preghiere , ne ho bisogno ; grazie per la benedizione del Papa “ ; l’8 dicembre scorso , anniversario del suo matrimonio , assisteva all’Angelus e come consacrata diceva “quelle parole il Papa le ha rivolte a me , sono indegna di essere una consacrata a Maria ma spero in questa misericordia e nella preghiera del Papa “. Cari fratelli , non abbiamo paura ad accogliere l’amore , a vivere per amore e a ritornare all’amore attraverso una vita di fede , una vita di preghiera , una vita di penitenza , come ha fatto in questo anno Rita a percorrere , dopo uno sbandamento almeno per quanto ci riguarda nella vicinanza al cammino di fede dei consacrati , ma in questo ultimo anno ha come divorato la strada , si è immedesimata completamente nella presenza di Cristo e di Maria . Che la Sua vita insieme a quella di Cristo , che la Sua offerta insieme a quella di Cristo Diventi fonte e rinnovamento per la nostra fede in Cristo : “IO sono la risurrezione e la vita , chi crede in me anche se muore vivrà E chiunque vive e crede in me non morrà in eterno “ Con questa fede la nostra sorella si è incontrata con Dio E chiede la carità , ancora , delle nostre preghiere . Sia lodato Gesù Cristo “ Sempre sia lodato .
Omelia di Sua Eccellenza Mons. Alessandro Maggiolini
Ecco riportata di seguito l'omelia tenuta da Mons. Maggiolini, allor vescovo di Como in occasione del trigesimo della sepoltura di Rita Fedrizzi
Le letture ci dicono che il figlio di Dio, il Signore Gesù, è venuto in mezzo a noi e noi non l’abbiamo accolto, anzi l’abbiamo ucciso. Ma Egli si era offerto a noi come un dono di misericordia perché è in Lui che troviamo la salvezza . E da qui emerge il senso del rispetto del valore della vita che la prima lettura mette in evidenza: non bisogna uccidere il fratello nemmeno quando ci si trova in difficoltà e subentra l’invidia .
La cultura che respiriamo, lo si voglia o no, è una cultura di morte: celebra la vita umana riuscita, potente e attirante per motivi che non solo non sono la bellezza interiore, ma il fascino che seduce e distrugge; ma l’artificio di una eleganza ostentata e falsa,ma la capacità di far valere i propri diritti ,anche quelli presunti , magari passando sopra le esigenze dei poveri e degli innocenti , si camuffa la realtà fino a non chiamarla più con il proprio nome , cosi la portano a fare l’uccisione di un bimbo a una sorta di equilibrio ormonale ristabilito o di una libertà affermata violentemente da una donna . E proprio la donna rende ancor più drammatico e lugubre il tempo che viviamo: ella è chiamata a recare fascino, bontà e tenerezza e invece si erge a padrona della vita altrui, della vita che reca in grembo indifesa e innocente. L’aborto non è che il punto estremo di una violenza che sopprime la vita umana, almeno una probabile vita umana, non meno reale , perché né la scienza né la filosofia riescono a misurare il valore di un’esistenza germinale di una persona. Separazione artificiosa del significato unitivo dell’unione coniugale dal suo significato di apertura ad una possibile fecondità; dopo di che si giunge al tradimento matrimoniale considerato come sventatezza perfino da sbandierare; dopo di che non si riesce più a capire perché una vita umana debba essere tutelata nella sua fase declinante; dopo di che l’insorgere di nuove persone può essere il frutto di una manomissione della natura che si può orientare alla creazione di mostri, fossero pure “mostri di eleganza”; dopo di che grava sul cuore di una generazione tentata perfino di purificazione della razza, grava un immenso rimorso che toglie ogni sprazzo di gioia e racchiude in una disperazione solitaria e non superabile.
Ed ecco Rita Fedrizzi, 41 anni, sportiva, che si diverte soprattutto nello sci acquatico, laureata in inglese nel più breve tempo, 110 e lode, avviata all’insegnamento universitario, sposa felice, madre di due bimbi Francesco 13 anni e Andrea 11, nemmeno l’ombra di un bigottismo, una scioltezza che stupisce per la salute e la gioia che diffonde. Dopo aver scoperto di essere aggredita da un tumore che stava già degenerando in metastasi e aver subito una delicata operazione chirurgica scopre di attendere un terzo bimbo che chiamerà Federico. Si trova così di fronte a una decisione vertiginosa : sarebbe forse possibile intervenire con una terapia la quale potrebbe essere efficace, potrebbe, ma che certamente influirebbe sul nascituro mettendone a repentaglio la vita o la salute. Chiede consigli a persone amiche le quali si sentono legate a una fedeltà di coscienza che le paralizza . Forse non manca neppure anche qualche almeno subliminale messaggio a sbarazzarsi del figlio che porta in grembo: suvvia, perfino la morale cattolica non è certissima nel proibire delle terapie che abbiano come conseguenza non voluta la morte o qualche nocumento del bambino. E però l’aborto si disegna davanti con una lucidità che spaventa. Rita preferisce la soluzione radicale . Si intervenisse per sopprimere o menomare il figlio non ancora nato ella avvertirebbe quest’intervento come una profanazione e una soppressione dei figli già nati. Con la più disarmata delle semplicità comunica che non si presterà a lasciare che venga intaccata l’esistenza o la salute del figlio che porta in grembo. Confida anche a qualche persona cara, che avverte paura di fronte a una scelta come questa. Si è di fronte a una paura umanissima, superata però da una fede che si abbandona radicalmente, totalmente, per sempre al Signore. Federico nasce e oggi ha 4 mesi . Rita muore, 30 giorni fa . Negli ultimi giorni ella riusciva a stento a parlare; quando tentava di sillabare qualche frase sapeva soltanto piangere: era tutto il discorso e il messaggio, una intera esistenza di fede, che poteva consegnare a chi le stava attorno. Deponendola nella bara, una persona cara osserva che una lacrima le sembra rapprendersi lucida ai bordi di un occhio: la asciugherà il Signore che l’attende dall’altra parte del tempo.
Persone come Rita sono doni che il Signore mette sulla nostra strada; richiamano aspetti fondamentali della vita cristiana e umana, inducono a prendere coscienza dell’eroismo – diciamo la parola – di chi si lascia accompagnare per mano dal Signore il quale conosce meglio di noi la felicità a cui siamo protesi. Così come è dono Federico e Andrea e Francesco ……… Dobbiamo ringraziare il Signore per questa sorella che ci ha preceduto nel Regno dei Cieli e che adesso vive nella pace di Dio e ci vede e intercede per noi ancora arrancanti nel cammino del tempo; arrancanti e spesso riluttanti di fronte alla meta che il Signore ci indica e alla strada per la quale ci conduce fino alla felicità piena. Amen.
Intervento di Mons. Giacomo Martinelli
Riportiamo qui di seguito un intervento di Mons. Martinelli, guida spirituale di Rita Fedrizzi, pubblicato su 'La Provincia'